mercoledì 21 febbraio 2007

Valutazione insegnanti: provocazione n. 3

Riccarda Viglino, insegnante e formatrice piemontese ci ha inviato un suo contributo al quale abbiamo voluto dare lo spazio che si meritava;
è diventato la provocazione n. 3


Come potrebbero essere valutati gli insegnanti?

Non solo non penso che gli insegnanti debbano aver paura di essere valutati ma lancio una proposta che va oltre il dibattito valutazione sì, valutazione no: perché non farlo attraverso la valutazione autentica? Penso a rubriche, compiti di prestazione ecc. E proprio noi che abbiamo come scenario di riferimento la pedagogia autentica, crediamo profondamente in ciò che ogni giorno facciamo a scuola con i ragazzi e vediamo come “funziona” come fattore di crescita per l’apprendimento e lo sviluppo di competenze, potremmo essere i promotori di questa nuova sfida.

Dunque l’idea potrebbe essere questa: abilidendi attraverso il sito o il blog lancia l’idea: creiamo una rubrica per valutare gli insegnanti (io quando lo faccio nei corsi dico “pensate all’insegnante che scegliereste per vostro figlio” esce un po’ wonder woman ma l’idea passa). Potremmo definire tre livelli: principiante, maturo ed esperto (ad esempio, ma anche i livelli e la loro denominazione potrebbero essere discussi on line) La mettiamo a punto in modo cooperativo raccogliendo i contributi che arriveranno (basta diffondere l’iniziativa ed arriveranno…) e vediamo che succede.

Naturalmente il gioco pedagogico qui è di livello superiore, non entra nel merito di salari, riconoscimenti economici ecc ma va nella direzione di costruire una scuola di qualità, per l’autovalutazione, la valutazione, pensando al miglioramento e definendone gli step che anche un neoimmesso in ruolo sa che deve compiere per diventare un insegnante di qualità.

E’ il mio un attacco di pazzia? Non credo. Come dice Pier (Ellerani) i sogni di alcuni insegnanti fanno la differenza. E a me piace sognare.



Riccarda Viglino

lunedì 12 febbraio 2007

Valutazione insegnanti: provocazione n. 2

Da chi potrebbero essere valutati gli insegnanti?

Nella prospettiva che il dibattito possa passare dal se al come valutare il nostro operato, mi piacerebbe fornire un contributo che avrebbe l’obiettivo di dare il via ad un confronto.

Se gli insegnanti accettassero di essere valutati da chi, come e sulla basse di cosa potrebbero essere valutati?

Quale potrebbe essere la rubrica di valutazione dell’operato di un insegnante italiano del 2010?

In questa mia analisi mi piacerebbe cominciare a ragionare partendo dai soggetti che dovrebbero valutare; da chi dovremmo essere valutati?

Sicuramente da studenti e genitori (per le scuole di ogni ordine e grado) che, sollecitati da questionari seri e ben preparati (anche con la collaborazione degli insegnanti stessi), dovrebbero avere la possibilità di dire la loro su quanto successo all’interno di quell’aula nel corso di quell’anno scolastico.

Un altro soggetto che potrebbe avere tutto il diritto di valutare l’operato dei suoi insegnanti dovrebbe essere il dirigente scolastico.

Molti dirigenti oggi si nascondono dietro l’alibi dell’impossibilità di intervenire sulla soluzione di situazioni ritenute difficili. Dicono che non hanno gli strumenti per valorizzare i più capaci e per ridimensionare i meno competenti. I tempi mi sembrano maturi perché anch’essi, sulla base di strumenti oggettivi e non della simpatia personale, possano esprime un giudizio sui loro docenti.

Anche i colleghi dovrebbero avere la possibilità di intervenire, soprattutto quando si tratta di valorizzare l’operato di qualcuno, sulla base anche qui strumenti oggettivi.

Un insegnante valutato da alunni, genitori, colleghi e dirigenti potrebbe sentirsi tranquillo, la valutazione sarebbe oggettiva; si può essere antipatici al dirigente e non ai colleghi; agli studenti e non al dirigente, ma se dovesse risultare un giudizio unanimemente negativo è chiaro che un po’ di autocritica bisognerebbe cominciare a farla.

L’oggettività della valutazione dipenderebbe dalla pluralità dei soggetti chiamati a valutare, ma anche dagli strumenti utilizzati per valutare.

segue

Paolo Scorzoni

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lunedì 5 febbraio 2007

Valutazione insegnanti: provocazione n. 1

Perché gli insegnanti non vengono valutati?

Noi insegnanti, in Italia, facciamo parte di una “casta” molto variegata dal punto di vista degli interessi delle competenze e delle aspirazioni.

Siamo insegnanti di scuola dell’infanzia, di scuola primaria (elementari), di scuola secondaria di I grado (medie) e di scuola secondaria di II grado (superiori).

Alcuni tra noi amano il loro lavoro, si formano, si mettono in discussione e cercano la collaborazione dei colleghi, altri fanno il loro dovere senza concedere nulla ad attività che vanno al di là dell’orario di lavoro, altri ancora arrivano ad essere addirittura dannosi per i propri studenti e per la struttura in cui lavorano.

Tutti percepiamo il medesimo stipendio.

Tutti ci lamentiamo perché percepiamo uno stipendio che non ha nulla di dignitoso, ma poi, quando vengono fatte proposte di modificare la retribuzione in base al merito cadono ministri se non governi.

Noi insegnanti, in generale, vorremmo uno stipendio più alto senza però nessun controllo sul nostro operato. Vorremmo il solito intervento a pioggia che dovrebbe coinvolgere tutti, sia quelli che lavorano benissimo, che quelli che lavorano bene, malino e male.

Semplicemente non riteniamo giusta una valutazione del nostro operato. La discussione negli ultimi anni infatti non si è nemmeno aperta; non si è perciò nemmeno giunti a discutere sul come valutare, perché da parte nostra si pensa che valutare un insegnante voglia dire andare contro la libertà dell’insegnamento.

Si è arrivati così al paradosso che proprio chi è più contrario alla scuola privata adotta una modalità privatistica di insegnare, tanto privata da portare la scuola statale a non essere più la scuola della comunità in cui è inserita, ma la scuola del singolo insegnante che usa modalità e metodi diversi, se non opposti, rispetto al collega che entra nella stessa classe l’ora successiva.

Molti di noi infatti confondono libertà e arbitrio; essere liberi infatti non significa fare tutto ciò che si vuole senza alcun controllo.

Noi teniamo molto alla nostra libertà di insegnamento, ma poi quando un collega la utilizza in modo arbitrario, magari con i nostri figli, comincia a darci molto fastidio e allora interveniamo, protestiamo e ci scontriamo con l’assurdità del sistema che anche noi, come insegnanti, sosteniamo.

E allora perché non ammettere che anche noi dovremmo essere valutati?

Perché non arrivare a spostare la discussione sul come?

Sarebbe un passo in avanti importantissimo che permetterebbe di tendere verso una scuola di qualità in cui ci sarebbe anche la possibilità di uno stipendio dignitoso per gli insegnanti.

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Paolo Scorzoni

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