
Pennac mi ha fatto riflettere; cooperative learning, unità di apprendimento e insegnamento per competenze non devono essere il fine dell'insegnamento ma ciò di cui il bravo insegnante va in cerca per riuscire a non abbandonare nessuno.
Non è colui che padroneggia un metodo o una disciplina alla perfezione e poi si dimentica dei propri studenti.
Forse è su questa idea di scuola che ci si dovrebbe confrontare.
E' vero o no che dobbiamo lavorare per non perdere nessuno per strada? E' vero o no che noi insegnanti non dobbiamo nasconderci dietro all'alibi della famiglia o della società disastrate? E' vero o no che non dobbiamo dimenticare l'importanza formativa delle nostre discipline?
Se siamo in ricerca, se siamo preoccupati per un nostro studente in difficoltà, se pensiamo sia giusto tentare in tutti i modi di agganciarlo ad una vita scolastica piena di possibilità, se cerchiamo qualcosa che ci aiuti a perseguire questi obiettivi, allora il cooperative learning può diventare un potente strumento di inclusione; se invece siamo in cerca di tecniche che ci consentano di rimanere sempre uguali a noi stessi, allora (parafrasando Gaber) non abbiamo nessuna possibilità di diventare insegnanti, ma solo involucri di insegnanti, che non arriveranno mai al cuore dei loro studenti.

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