giovedì 17 marzo 2005

Formare e informare in modo interattivo


di Paolo Scorzoni
www.abilidendi.it
Oggi sempre più persone si trovano a gestire momenti di incontro e di riunione assembleare; sono formatori, insegnanti, dirigenti scolastici, sindacalisti, dirigenti di azienda.
Sono persone con caratteristiche e profili assai diversi che si scontrano con problemi simili: coinvolgere gli interlocutori, non solo dal punto di vista dei contenuti, ma anche da quello dei metodi.
Esse vorrebbero gestire incontri e riunioni in modo interattivo, ma alla fine si adeguano ad adottare uno stile comunicativo unidirezionale e direttivo, perché pensano che quando il numero degli interlocutori supera le dieci unità sia impossibile adottare modalità comunicative coinvolgenti e motivanti per tutti.
In questo modo i buoni propositi non si trasformano in pratica comunicativa. I contenuti che si vogliono veicolare sono magari innovativi e accattivanti, ma i metodi di trasmissione sono fermi alla solita modalità frontale.
Il metodo con cui si fa formazione e con cui si conducono gli incontri però non è neutro. Attraverso il metodo, infatti, passano messaggi e informazioni importanti. Se io dico che l’opinione di tutti è importante e alla fine parlo solo io, il messaggio che alla fine verrà percepito dai miei interlocutori sarà quello espresso in modo non verbale.
Con il metodo frontale; il formatore, il relatore il coordinatore parla e i destinatari ascoltano e prendono appunti. Chi utilizza questa modalità pensa, a volte, di essere innovativo nel momento in cui fa uso di nuove tecnologie informatiche; esse consentono di rendere gli incontri più avvincenti e meno pesanti, ma alla fine protagonisti di questi incontri rimangono sempre i relatori, i loro messaggi e non i loro interlocutori.
Esistono per fortuna strumenti comunicativi che consentono di realizzare il cambiamento di prospettiva che in molti auspicano.
Il metodo oggi ritenuto più efficace nella gestione di incontri, corsi di formazione, riunioni assembleari è quello che mette invece i destinatari nelle condizioni di partecipare attivamente al processo di apprendimento e/o di produzione di idee.
È un metodo esperienziale efficace perché aumenta la motivazione all’apprendimento e alla partecipazione di chi è destinatario di un messaggio.
È un metodo adatto sia a situazioni in cui l’emittente vuole far apprendere in modo significativo e autentico nuovi contenuti, sia a situazioni in cui chi coordina un incontro ha l’obiettivo di coinvolgere, ascoltare, far nascere nuove idee, abbozzare soluzioni di problemi.
È perciò un metodo che potrebbe essere utilizzato con successo da insegnanti, formatori, animatori, ma anche da dirigenti scolastici (gestione di collegi dei docenti), sindacalisti (gestione di riunioni sindacali), dirigenti di azienda (gestione di riunioni con soci e/o con il personale).
Il metodo esperienziale consente di apprendere coinvolgendo e di coinvolgere aumentando l’apprendimento.
Esso è un metodo la cui efficacia è dimostrata da moltissime esperienze concrete, ma ancora poco conosciuto e poco utilizzato.
La modalità esperienziale di gestione di incontri e riunioni si ispira ad una rilettura leggermente modificata dei principi fondamentali del Cooperative Learning, che è una modalità di gestione di grandi gruppi (da 9 a 100 persone) attraverso il lavoro in team (piccoli gruppi, da 2 a 5 persone).
Utilizzando questi principi fondamentali è possibile strutturare incontri, riunioni assemblee e percorsi formativi in modo da renderli coinvolgenti ed efficaci.

Proviamo ora, in modo schematico, a rendere esplicite le differenze tra un incontro organizzato secondo il metodo tradizionale e un incontro organizzato tenendo presenti le indicazioni del Cooperative Learning.
Percorso tradizionale
(al centro è il messaggio)

1. Il formatore introduce l’argomento che ha intenzione di trattare.
2. Il formatore, aiutandosi con una serie di slide, lucidi, diapositive o filmati espone i concetti fondamentali arricchendoli con esempi legati al vissuto dei destinatari.
3. Il formatore conclude e rilancia.
4. Dibattito finale nel corso del quale intervengono quasi sempre le stesse persone.

Percorso esperienziale
(al centro è il destinatario)
1. Il formatore organizza una attività (individuale, a coppie e in piccoli gruppi) per stimolare la conoscenza reciproca dei corsisti e per conoscere le aspettative dei partecipanti rispetto al percorso da lui ideato.
2. Il formatore identifica i materiali, tra quelli da lui preparati in precedenza, da somministrare ai suoi destinatari.
3. Il formatore divide i suoi destinatari in piccoli gruppi di studio e di approfondimento. (Il lavoro è sempre prima individuale e poi di gruppo).
4. Il formatore raccoglie le impressioni dei destinatari e dà il via ad un breve confronto all’interno del grande gruppo.
5. Il formatore rinforza i concetti non ancora del tutto chiari.
6. Il formatore conclude e rilancia
Nel primo caso il formatore, costantemente al centro dell’attenzione, deve essere un esperto della propria materia, del proprio argomento e deve essere abile nell’esporlo secondo un percorso narrativo avvincente. Nel secondo caso il formatore diventa un progettista di attività e un ricercatore di materiali da sottoporre ai suoi interlocutori. Durante l’incontro suo compito diventa anche quello di osservare e raccogliere appunti per modificare in itinere il canovaccio preparato in precedenza.
Il destinatario nel primo caso è passivo e deve trovare (se vuole) sempre nuove strategie per tenere alta la propria attenzione (prendere appunti, fare domande…). Nel secondo caso è attivo ascolta, legge rielabora, espone) perché inserito in una vera e propria esperienza di condivisione di idee e conoscenze.
Paolo Scorzoni
Lindbergh formazione & consulenza
www.abilidendi.it

Bibliografia di riferimento

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