Introduzione
Dopo la pubblicazione degli ultimi risultati delle prove INVALSI si sono scatenate sui social le critiche a questo strumento utilizzato per fare il punto della situazione a proposito del sistema scolastico italiano. Le critiche più diffuse sono legate al fatto che sarebbe proprio la scuola “INVALSIzzata” le causa di questi risultati. Un’altra critica è legata al fatto che non si può parlare di personalizzazione dell’apprendimento se poi si usano prove standardizzate. Io provo a capire se è davvero così.
Cosa sono
Prima di entrare nel merito, vorrei partire da una descrizione di cosa siano le prove INVALSI.
Sono uno strumento standardizzato che serve per verificare il livello degli studenti italiani in italiano, matematica ed inglese. Wikipedia recita “Il loro scopo è valutare, in alcuni momenti chiave del ciclo scolastico, i livelli di apprendimento di alcune competenze fondamentali in Italiano, in Matematica e in Inglese che la normativa prevede siano possedute da tutti i ragazzi. In base all’elaborazione dei risultati delle prove sono ottenute indicazioni per la valutazione a livello di classe, di istituto, regionale e nazionale”. Alla parola VALUTARE io sostituirei VERIFICARE perché non viene, in realtà, valutato nessuno, se non il sistema nel suo insieme. Non vengono valutati gli studenti, da quando per fortuna la valutazione nelle prove INVALSI della classe terza della scuola secondaria di primo grado, ha smesso di incidere sul voto dell’esame; non vengono valutati gli insegnanti: nessuno di noi da quando esistono le prove INVALSI ha mai avuto un problema causato dallo scarso rendimento dei propri studenti in queste prove. Non vengono valutati i dirigenti. Ad essere valutato è il sistema in generale. Cosa sono allora le prove INVALSI? Sono paragonabili ad un termometro che indica la temperatura corporea. Un termometro che nel corso degli anni si è perfezionato ed è diventato sempre più preciso. Come il termometro mi dice solo se c’è o non c’è la febbre anche le prove INVALSI indicano l’esistenza di una serie di problemi, senza però dare indicazioni sulle loro cause o sulla loro soluzione.
“INVALSIzzazione” della scuola?
Da quando esistono le prove INVALSI, di anno in anno e gratuitamente per chi lavora nella scuola, ci hanno informati sulla situazione delle nostre classi e sul livello degli apprendimenti dei nostri studenti. Ma cosa può voler dire che la scuola oggi dovrebbe essere “INVALSIzzata”? Questo non lo so. Come potrebbe essere “INVALSIzzata” la nostra scuola? Potrebbe essere “INVALSIzzata” se ogni anno i vari insegnanti, dipartimenti, consigli di classe e collegi dei docenti prendessero in considerazione i dati degli anni precedenti, li studiassero, facessero delle ipotesi di intervento e modificassero poi il proprio modo di insegnare e lavorare in funzione dei risultati ottenuti. Ma io ho avuto modo di constatare che le scuole che hanno considerato e analizzato i dati degli anni precedenti siano state e siano molto poche e, ancora meno, quelle che hanno proposto ai propri docenti di produrre dei cambiamenti da apportare alla propria didattica dell’italiano, della matematica o dell’inglese. Possiamo concludere allora che non si possa parlare di una scuola “INVALSIzzata”. Come abbiamo detto prima, le prove INVALSI ci mostrano una situazione che non può essere creata da esse. Un termometro serve per dire se c’è o meno la febbre, non certo per curarla. Il termometro poi non fa venire la febbre. Non si può parlare di scuola “INVALSIzzata” così come non si può parlare di febbre “TERMOMETRIzzata”.
Personalizzazione dell’apprendimento
Altri criticano le prove INVALSI perché, dicono, non si può valutare in modo standardizzato uno studente che è (o meglio dovrebbe essere) formato in modo personalizzato. Anche qui io intravedo un errore di prospettiva. Il termometro, uguale per tutti, mi dice che c’è la febbre, ma non mi dice quali ne siano le cause o come curarla. Obiettivo del termometro è fornire un’informazione, la personalizzazione non è nello strumento, ma nella cura. Risolto il grave problema legato al fatto che si utilizzavano le INVLASI di terza media per valutare, esse poi sono sempre state usate come termometro. Personalizzare significa che so che devo portare i miei studenti ad un livello minimo; come ce li porto è un problema mio. Io so che per il termine del primo ciclo, del biennio delle superiori, del quinto anno delle superiori devo portare i miei studenti ad un livello comune e condiviso indispensabile per diventare dei cittadini consapevoli; la personalizzazione sta nel come lo faccio, nel percorso che progetto per ognuno di essi. Il termometro mi dice che ci sono persone che hanno la febbre e l’obiettivo è che tutti siano sfebbrati, io so che non posso usare la tachipirina per tutti; so anche che posso portare il 99% della popolazione a raggiungere l’obiettivo.
Di cosa sono fotografia
Come ogni anno possiamo perciò continuare a nascondere la testa di fronte ai risultati di queste prove, oppure possiamo cominciare a chiederci se i risultati non siano sintomo di qualcosa di più grave; possiamo continuare prendercela col termometro oppure possiamo cominciare a chiederci quali siano le cause della febbre. Se avessimo il coraggio di andare più in profondità, soprattutto nella scuola superiore, ci accorgeremmo che il problema non è il termometro che utilizziamo, ma il nostro modo di curare. Il giorno in cui si dovesse aprire un dibattito serio su questo argomento, proverò a dire la mia.
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