1. Fornire Feedback all'insegnante
2. Lavorare sui modelli
3. Fornire Feedback ai compagni
4. Quali tipologie di compito
1. Fornire Feedback all’insegnante (facendo domande)
Perché la didattica sta diventando fondamentale nella scuola
di oggi?
Perché, in una scuola che deve porsi l’obiettivo di diminuire gli abbandoni senza diminuire il livello in uscita diventa di vitale importanza lavorare sul MODO in cui le discipline vengono insegnate.
Perché, in una scuola che deve porsi l’obiettivo di diminuire gli abbandoni senza diminuire il livello in uscita diventa di vitale importanza lavorare sul MODO in cui le discipline vengono insegnate.
Qual è la prima differenza tra uno studente produttivo e uno
studente destinato all’insuccesso scolastico?
Il primo fa domande, il secondo no.
Facendo domande il primo raggiunge due obiettivi:
a. chiarisce i propri dubbi
b. fornisce un feedback all’insegnante sul suo livello di apprendimento.
L’insegnante infatti dopo una domanda rielabora la propria spiegazione ripartendo dal livello dello studente che gliel’ha posta.
Il primo fa domande, il secondo no.
Facendo domande il primo raggiunge due obiettivi:
a. chiarisce i propri dubbi
b. fornisce un feedback all’insegnante sul suo livello di apprendimento.
L’insegnante infatti dopo una domanda rielabora la propria spiegazione ripartendo dal livello dello studente che gliel’ha posta.
Uno dei problemi che noi insegnanti palesiamo durante i
consigli di classe e nel corso degli incontri scuola-famiglia è proprio questo:
GLI STUDENTI NON FANNO DOMANDE.
E, a lungo andare, chi non pone domande a fine anno si ritrova con un debito o con una bocciatura.
Ma è davvero impossibile indurre gli studenti a porle queste benedette domande?
E, a lungo andare, chi non pone domande a fine anno si ritrova con un debito o con una bocciatura.
Ma è davvero impossibile indurre gli studenti a porle queste benedette domande?
È proprio qui che la metodologia e la didattica ci possono
aiutare.
Se non pensiamo che il porre domande sia una responsabilità
esclusiva dei nostri alunni;
se cominciamo a riflettere su come, all’interno delle nostre lezioni, si possano introdurre dei momenti specifici che costringano i nostri ragazzi a cimentarsi con questa modalità di relazione con il prof. e la disciplina, stiamo aumentando di molto le possibilità dei nostri studenti di apprendere e di arrivare, da soli, ai livelli richiesti dalla nostra lezione e dalla nostra disciplina.
se cominciamo a riflettere su come, all’interno delle nostre lezioni, si possano introdurre dei momenti specifici che costringano i nostri ragazzi a cimentarsi con questa modalità di relazione con il prof. e la disciplina, stiamo aumentando di molto le possibilità dei nostri studenti di apprendere e di arrivare, da soli, ai livelli richiesti dalla nostra lezione e dalla nostra disciplina.
COME
Un modo per costringere un interlocutore a fare domande è
quello di fornirgli un micro-compito che, per essere portato a termine, abbia
bisogno delle informazioni contenute nella lezione che si intende realizzare.
“Tra mezz’ora dovrete produrre un breve testo che spieghi quanto verrà detto durante la spiegazione ai vostri compagni della classe parallela. Per realizzarlo potrete utilizzare solo le informazioni contenute nella mia lezione. Al termine ritirerò cinque delle vostre produzioni, scegliendole a caso all’interno della classe e le valuterò sulla base della rubrica di valutazione che abbiamo condiviso la scorsa volta”.
Uno stimolo di questo tipo fornito all’inizio della spiegazione, anche quella più tradizionale, attiva un processo di condivisione delle responsabilità dell’apprendimento; “non è più solamente l’insegnante il responsabile dal mio apprendimento, anche io devo fare la mia parte”. “Io ho bisogno di capire adesso, subito, non oggi pomeriggio o tra un mese quando comincerò a studiare per l’interrogazione. E subito ho bisogno di raccogliere più informazioni possibili. Devo prendere appunti e devo fare domande”. Ecco cosa cominciano a pensare gli studenti.
“Tra mezz’ora dovrete produrre un breve testo che spieghi quanto verrà detto durante la spiegazione ai vostri compagni della classe parallela. Per realizzarlo potrete utilizzare solo le informazioni contenute nella mia lezione. Al termine ritirerò cinque delle vostre produzioni, scegliendole a caso all’interno della classe e le valuterò sulla base della rubrica di valutazione che abbiamo condiviso la scorsa volta”.
Uno stimolo di questo tipo fornito all’inizio della spiegazione, anche quella più tradizionale, attiva un processo di condivisione delle responsabilità dell’apprendimento; “non è più solamente l’insegnante il responsabile dal mio apprendimento, anche io devo fare la mia parte”. “Io ho bisogno di capire adesso, subito, non oggi pomeriggio o tra un mese quando comincerò a studiare per l’interrogazione. E subito ho bisogno di raccogliere più informazioni possibili. Devo prendere appunti e devo fare domande”. Ecco cosa cominciano a pensare gli studenti.
È vero, c’è qualcosa da fare prima. Bisogna condividere con
la classe i criteri di qualità di quel prodotto finale (in questo caso quantità
di informazioni inserite, correttezza delle informazioni, ma anche correttezza
espositiva e quantità di esempi adatti ai destinatari…), ma una volta fatto
questo lavoro, ad inizio anno da parte di un insegnante, può essere sfruttato
da tutti i colleghi del consiglio di classe.
EFFETTI
Gli studenti, stimolati in questo modo, non solo faranno più
domande nel corso della spiegazione, ma ne faranno tantissime anche durante la
realizzazione del loro prodotto. Interagiranno con il prof. e con i loro
compagni ogni volta che si troveranno in difficoltà e, in questo modo, si
chiariranno ulteriormente le idee.
Se con una lezione frontale tradizionale avrei perso lungo
il cammino almeno il 30% della classe con lezioni di questo tipo, ripetute
costantemente nel corso dell’anno, non perdo per strada nessuno; sì, ci saranno
i più dotati che sapranno andare anche oltre le intenzioni del loro insegnante,
ma i meno dotati riusciranno a raggiungere almeno gli obiettivi minimi
prefissati.
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