di Daniele Pavarin e Paolo Scorzoni
intervento di Paolo Scorzoni al convegno
Qualità visibili e invisibili: l'e-learning a scuola
Porto S. Giorgio 13 giugno 2005
Perché cambiare
Alcuni giovani vivono un rapporto conflittuale con la scuola. […] I ragazzi hanno voglia di libertà, non hanno voglia di rimanere chiusi tutto il giorno all’interno di un edificio dove vengono trattati argomenti spesso inutili e poco coinvolgenti. (Marco IV IPSIA).
Ho scelto questa frase tratta (non da un articolo del filosofo Galimberti) ma da un tema di uno tra i miei studenti più svegli, perché esprime in modo chiaro e senza perifrasi un disagio diffuso all’interno della scuola italiana, disagio che si riflette poi anche sugli insegnanti che si sentono a loro volta poco motivati a veicolare contenuti che vengono appresi solo grazie allo spauracchio del voto.
Disagio che nella scuola superiore si traduce in apatia e nella scuola primaria si traduce in comportamento scorretto e in situazioni difficilmente gestibili.
Chi di noi può infatti dire di non avere studenti che la pensano, anche solo a livello inconscio, come Marco, il mio studente di quarta superiore? La scuola riesce a soddisfare il loro bisogno di libertà? Riusciamo noi insegnanti a far percepire loro che le cose che si fanno sono utili e coinvolgenti? Riusciamo a farci riconoscere come punti di riferimento autorevoli e non come leader autoritari?
Di fronte alle manifestazioni di disagio da parte degli studenti noi insegnanti potremmo reagire dicendo che non sono mai contenti e che non capiscono l’importanza dell’andare a scuola o ancora che non è compito nostro. Potremmo cioè continuare a scaricare le responsabilità su ragazzi, genitori, società.
Potremmo anche (e qui avremmo molte frecce al nostro arco) dire che gli studenti hanno ragione, ma che noi insegnanti siamo trattati come loro: mal pagati, mal equipaggiati (pochi computer, connessioni ad internet improbabili…) mal formati.
Potremmo però anche cominciare ad interrogarci, cominciare a porci le domande che voi sicuramente vi fate già visto che vi trovate qui a trascorrere un lunedì di giugno in modo inusuale. Domande del tipo: come posso fare per coinvolgere maggiormente i miei studenti? Cosa posso fare per fare in modo che le cose che imparano a scuola possano essere loro utili nella vita? Cosa posso fare per contribuire alla crescita di un individuo che dovrà diventare cittadino di uno stato democratico? Come mi devo comportare per colmare il divario esistente tra ciò che passa per comprensione e la comprensione vera? (Gardner 2001)
Se ci interroghiamo vuol dire che siamo alla ricerca di nuovi strumenti che ci aiutino ad essere il più efficaci possibile nel nostro lavoro; a questo punto l’Apprendimento Significativo può diventare una risposta importante ad una simile esigenza.
Si potrebbe ancora una volta scegliere di far solo finta di cambiare, riadattando le nostre Unità Didattiche e chiamando le tradizionali verifiche: materiale per il portfolio (come fanno anche molti libri di testo), ma questo non mi pare sia l’obiettivo di chi ha voglia di ottenere anche qualche soddisfazione dal proprio lavoro.
La scelta dell’Apprendimento Significativo è però una scelta che prevede uno sforzo importante da parte degli insegnanti, quindi non può che essere graduale e motivata.
segue: Progettare apprendimento significativo
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