di Paolo Scorzoni
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Funzione obiettivo: Sostegno alla funzione docente
L’esperienza
Nel momento in cui mi sono ritrovato a ricoprire il ruolo di “Funzione Obiettivo a sostegno della funzione docente” avevo davanti a me la possibilità di percorrere due strade: la prima era quella di organizzare (sulla base delle mie conoscenze e della mia esperienza) una serie di attività e di incontri a cui far partecipare i miei colleghi, magari chiedendo al preside di rendere la partecipazione a questi momenti obbligatoria; la seconda di ascoltare gli insegnanti, di una scuola nella quale mi trovavo per la prima volta, e di lavorare con coloro che avessero dato una adesione libera alla mia proposta.
Nel primo caso sarei stato io a definire il percorso nel secondo avrei dovuto accettare l’imprevisto, facendomi portare a spasso dai colleghi, dalle loro esigenze con il rischio però di arrivare alla fine dell’anno con un nulla di fatto.
Ho scelto, consapevole delle incognite del progetto, il secondo percorso che ha avuto inizio con una lettera, consegnata a mano a tutti i colleghi della sede di Porto Tolle, nella quale tra le altre cose dicevo: mi pare perciò più utile partire dall’ascolto del punto di vista di ciascun insegnante per arrivare a fare scelte condivise e praticabili.
Al primo incontro, venerdì 19 novembre 2004 eravamo in otto volontari più il preside e il direttore (circa un terzo degli insegnanti della sede staccata) e, lavorando su una scheda (Allegato 1 Scheda raccolta problemi) proposta dal sottoscritto, abbiamo gettato le basi dell’attività che avremmo portato avanti per tutto l’anno scolastico (Allegato 2 Schema incontri).
Abbiamo cioè identificato in modo chiaro i problemi che come insegnanti viviamo all’interno della scuola nei confronti degli studenti, dei colleghi, delle strutture, del personale Ata, dei dirigenti e dei genitori (Allegato 3 Scheda riassuntiva problemi raccolti).
Nel secondo incontro abbiamo definito le priorità; visto che non era possibile affrontare tutti i problemi contemporaneamente abbiamo deciso di concentrarci sul problema legato alla Gestione della Classe.
Questa scelta si è concretizzata nel terzo incontro, in un confronto (molto ricco) sui metodi utilizzati dai presenti nella gestione di lezione e disciplina e in uno studio molto fruttuoso di alcune tra le più innovative teorie in proposito, contenute nel testo di C. M. Charles intitolato appunto Gestire la Classe.
Nel corso del quarto incontro si è definita una mappa riassuntiva dei contenuti studiati la volta precedente (Allegato 4 Gestire la classe mappa riassuntiva) ed è nata la proposta che ha poi portato a concentrare il quinto incontro sulla creazione di una scheda guida della discussione all’interno di un Consiglio di Classe (Allegato 5).
Ogni incontro è stato organizzato secondo una strutura che ha messo ogni partecipante nella condizione di esprimere il proprio pensiero; si è infatti sempre passati attraverso momenti di lavoro individuale e in piccolo gruppo (due o tre), per giungere solo nella parte finale delle riunioni alla discussione nel grande gruppo.
Gli insegnanti che hanno partecipato hanno poi compilato, al termine di ogni tappa del percorso un questionario che doveva valutare l’utilità della riunione e la bontà della metodologia utilizzata. Su sessanta valutazioni complessive che potevano essere espresse su una scala da uno (voto minimo) a cinque (voto massimo) si sono contate cinque valutazioni uguali a tre, dieci valutazioni uguali a quattro e quarantasette valutazioni uguali a cinque, segno che i partecipanti hanno vissuto un’esperienza positiva. Si è verificato un solo caso di abbandono, dopo la prima riunione, segno che il gruppo è rimasto compatto dall’inizio alla fine.
Il prodotto
Cosa ha prodotto in concreto questo gruppo?
Una griglia molto semplice con alcune domande divise per categorie (analisi della situazione, soluzione positive, soluzioni coercitive) che hanno il solo obiettivo di orientare la discussione.
Non è tempo perso domandarsi chi sia il leader positivo all’interno della classe, o cercare di capire se, chi fa confusione, ha solo voglia di maggiore attenzione o invece vuole vendicarsi di qualcosa.
Non è nemmeno tempo perso confrontarsi sulle strategie di gestione delle situazioni difficili; siamo stati tutti concordi nell’affermare che prima di arrivare a soluzioni drastiche si debbano cercare dei sistemi per aumentare il ritmo e la fruibilità di una lezione. Siamo professionisti delle singole discipline, ma siamo anche professionisti dell’apprendimento, delle modalità cioè in cui i contenuti di queste discipline vengono trasmessi.
Il confrontarsi su questi argomenti, ne abbiamo fatto esperienza nel corso di quest’anno, è molto utile; perché allora non farlo all’interno di riunioni cui dobbiamo partecipare in ogni caso?
Le conseguenze
Quali potrebbero essere le conseguenze del lavoro di quest’anno?
La prima e più immediata è che la scheda (rivista e corretta dal Collegio) potrebbe diventare a tutti gli effetti la scheda guida delle discussioni all’interno dei Consigli, nel momento in cui si parla della situazione della classe e dei singoli. Si badi bene, la scheda non dovrebbe essere compilata prima del consiglio, ma durante; basterebbe riservare cinque minuti in cui ognuno, individualmente, si concentra sulla classe in esame e la analizza sulla base di questa scheda proposta. Lavorare in questo modo non prevederebbe nessuna incombenza aggiuntiva per gli insegnanti i quali si troverebbero solamente a gestire in modo diverso tempi e modalità del Consiglio.
La discussione diventerebbe così più efficace e veloce. Essere più efficaci vorrebbe dire essere più attenti alle esigenze degli studenti e diminuire quindi il numero di ragazzi che si ritirano in corso d’anno.
Conclusioni
Il lavoro è stato nuovo e stimolante; siamo andati dove il gruppo ci ha portato.
Il prodotto è la dimostrazione che quando gli insegnanti si mettono a lavorare assieme, con metodo, producono sempre qualcosa di buono, intelligente ed utilizzabile.
Un’altra caratteristica dell’esperienza è legata al fatto che il prodotto finale è stato generato dal contributo di tutti; infatti nessuno dei membri del gruppo di lavoro sarebbe in grado di dire dove finisce il suo contributo e dove comincia quello del collega.
In conclusione vorrei sottolineare un altro aspetto, che ritego non marginale, legato ai tempi di svolgimento delle attività: abbiamo sempre lavoarato per un’ora e mezza ad incontro, e abbiamo sempre rispettato i tempi; anche il rispetto dei tempi è un fattore importante che mette i partecipanti (che solitamente hanno molti impegna anche a casa) in una condizione di tranquillità che aumenta la motivazione a partecipare.
Di seguito inserisco in rigoroso ordine alfabetico il nome di tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del progetto anche di quei precari che sono rimasti nella nostra scuola solo nel primo quadrimestre.
Dario
Biolcati Rinaldi
Vincenzo Boscolo
Paolo Cellini
Novella Cezza
Raffaele Dainese
Simone Dentello
Federico Donà
Antonio Pucci
Alessandra Tietto
Leonardo Zocchi
Paolo Scorzoni
Bibliografia
Charles, C.M., Gestire la classe, a cura di M. Comoglio, LAS, Roma, 2002
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