di Paolo Scorzoni
Le Unità Didattiche
Le Unità Didattiche partivano da un presupposto: il programma da svolgere.
In base al programma si definivano gli obiettivi legati soprattutto alle conoscenze da far acquisire.
Una volta definiti gli obiettivi si pensava alle strategie per far raggiungere quegli obiettivi, si pensava cioè a come svolgere la lezione o il gruppo di lezioni destinate al raggiungimento di quell’obiettivo: lezione frontale, lezione dialogata, lavoro di gruppo, laboratorio…
Una volta esaurito l’argomento si passava alla fase della verifica; le prove di verifica potevano essere scritte od orali: test a risposta chiusa o aperta, saggio breve, tema, interrogazione orale, soluzione di esercizi…
A questo punto l’insegnante valutava sulla base di criteri definiti all’interno delle riunioni di dipartimento, identificando quanti avevano raggiunto il livello della sufficienza e quanti non l’avevano raggiunto. Per questi ultimi dovevano essere programmate attività di recupero.
Le Unità di Apprendimento
Oggi invece, lavorando per Unità di Apprendimento, l’approccio diventa completamente diverso.
Non esistono più programmi definiti, ma esistono il Pecup[1] e le Indicazioni Nazionali.
Pecup e Indicazioni Nazionali forniscono quei punti di riferimento a cui rifarsi per dedurre obiettivi formativi e obiettivi specifici di apprendimento (OSA).
A differenza delle UD non sono più le conoscenze ad essere fondamentali, ma le abilità e le competenze, che bisognerebbe contribuire a creare appunto con le Unità di Apprendimento.
Per poter progettare Unità di Apprendimento diventano elementi di fondamentale importanza:
· la conoscenza approfondita della classe;
· la collaborazione con gli insegnanti del medesimo team (o Consiglio di Classe);
· la collaborazione con gli insegnanti della medesima materia (riunioni di dipartimento);
· il confronto con il POF dell’istituto.
Una volta definiti gli obiettivi di un’Unità di Apprendimento la prima cosa a cui pensare non è più la lezione da svolgere, ma il compito di prestazione autentica[2] da utilizzare come strumento di valutazione e verifica del lavoro svolto.
Il compito di prestazione va presentato assieme al titolo dell’Unità alla classe. Questo fa nascere negli studenti domande significative, che contribuiranno a guidare l’intera unità.
Solo a questo punto può essere progettata l’attività da svolgere in classe, che si baserà sugli obiettivi, sul compito di prestazione e sulle domande nate dagli studenti. L’attività in classe può prevedere lezioni frontali, lavori di gruppo, esercitazioni, studio individuale. Gli studenti dovranno però vedere ogni lavoro da svolgere e ogni riga da studiare come un aiuto per realizzare nel migliore dei modi il compito di prestazione.
All’interno dell’attività sarà importante anche prevedere un momento per la creazione di una rubrica di valutazione della prestazione, che dovrà contenere i criteri che definiscono la qualità di ciò che deve essere prodotto.
Obiettivi, compito di prestazione, domande guida e rubrica hanno il compito di motivare e orientare l’apprendimento degli studenti.
Paolo Scorzoni www.abilidendi.it
[1] Profilo educativo culturale e professionale
[2] Il compito di prestazione autentica è la prova finale di un’Unità; ha l’obiettivo di verificare l’applicazione di conoscenze e abilità acquisite, in ambiti e contesti diversi da quelli in cui sono state apprese
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