giovedì 8 maggio 2008

Interdipendenza positiva e apprendimento autentico

Un viaggio tra Unità di apprendimento

e apprendimento cooperativo

L’antefatto, ovvero il perché di questo articolo

Alcuni giovani vivono un rapporto conflittuale con la scuola. […] I ragazzi hanno voglia di libertà, non hanno voglia di rimanere chiusi tutto il giorno all’interno di un edificio dove vengono trattati argomenti spesso inutili e poco coinvolgenti. (Marco IV IPSIA di Porto Tolle Rovigo).

Ho scelto questa frase tratta da un tema di uno tra i miei studenti più svegli, perché esprime in modo chiaro e senza perifrasi un disagio diffuso all’interno della scuola italiana, disagio che si riflette poi anche sugli insegnanti che si sentono a loro volta poco motivati a veicolare contenuti che vengono appresi solo grazie allo spauracchio del voto.

Disagio che nella scuola superiore si traduce in apatia e nella scuola primaria e secondaria di primo grado si traduce in comportamento scorretto e iperattivo e in situazioni difficilmente gestibili da parte degli insegnanti.

Chi tra noi insegnanti può dire di non avere studenti che la pensano, anche solo a livello inconscio, come Marco? La scuola riesce a soddisfare il loro bisogno di libertà? Riusciamo noi insegnanti a far percepire loro che le cose che studiano sono utili?

Di fronte alle difficoltà manifestate dagli studenti, noi insegnanti potremmo reagire dicendo che non sono mai contenti e che non capiscono l’importanza dell’andare a scuola, o ancora, che non è compito nostro. Potremmo cioè continuare a scaricare le responsabilità su ragazzi, genitori, società.

Potremmo anche (e qui avremmo molte frecce al nostro arco) dire che gli studenti hanno ragione, ma che siamo trattati come loro: mal pagati, mal equipaggiati (pochi computer, connessioni ad internet improbabili…) mal formati.

Ci sono però per fortuna nella scuola italiana molti insegnanti che si interrogano che cominciano a porsi alcune domande fondamentali. Domande del tipo: come posso fare per coinvolgere maggiormente i miei studenti? Come posso agire per fare in modo che le cose che imparano a scuola possano essere non solo utili per la loro vita, ma anche percepite come tali? Cosa posso fare per contribuire alla crescita di un individuo che dovrà mandare avanti la tradizione democratica del nostro paese? Come mi devo comportare per colmare il divario esistente tra ciò che passa per comprensione e la comprensione vera? (Gardner 2001)

Se ci interroghiamo vuol dire che siamo alla ricerca di nuovi strumenti che ci aiutino ad essere il più efficaci possibile nel nostro lavoro; a questo punto il Cooperative Learning e le teorie sull’Apprendimento Significativo possono costituire un contributo importante ad una simile causa.

Si potrebbe ancora una volta scegliere di far solo finta di cambiare, ma questo non mi pare sia l’obiettivo di chi ha voglia di ottenere anche qualche soddisfazione dal proprio lavoro.

Paolo Scorzoni

Segue

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